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10 Giugno 2022

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Dall’Ucraina a Bassignana: visita alle famiglie ospitate negli alloggi della Diocesi

Dall’Ucraina a Bassignana: visita alle famiglie ospitate negli alloggi della Diocesi

Quattro famiglie, storie simili e differenti allo stesso tempo. Vissuti prima di tutto privati, che si fondono tra fatiche e sofferenze condivise in una fuga obbligata, alla ricerca di un porto sicuro in cui prendere una pausa (di durata sconosciuta) dalla quotidiana minaccia di un nuovo giorno da affrontare nell’incertezza e la paura.
Quattro famiglie, provenienti da quattro città in cui la guerra è una percezione comune ma con traumi e tracce di diversa entità. Leopoli, Mykolaiv, Kharkiv e Donetsk, da qui sono arrivati i cittadini ucraini che ora abitano gli alloggi delI’Istituto Diocesano per il Sostentamento del Clero a Bassignana, allestiti lo scorso inverno con il fondamentale contributo di diversi volonterosi del paese. Ai rifugiati offrono assistenza i volontari di Caritas Alessandria, coadiuvati dal prezioso contributo di Oriana e Gabriele, coppia di coniugi che vive in paese, e di don Dariusz Gudajczik. Se una delle quattro famiglie (quella originaria di Donetsk) è in procinto di tornare in Ucraina, le altre tre rimarranno nel  piccolo comune sulla riva del Po ancora per diverso tempo
.

Il primo nucleo familiare giunto in paese è anche quello più numeroso: Yaryna, psicologa, suo marito Vasyl, promotore editoriale, Miroslava, mamma di lei, i loro tre figli Solomia, Yaryna e Damina con la cagnolina Caramella hanno lasciato l’Ucraina pochi giorni dopo l’inizio del conflitto. Insieme sono partiti in auto da Leopoli per raggiungere il confine con la Polonia. «Vasyl è potuto partire perché gli uomini con più di due figli possono seguire il resto della famiglia», racconta Alina, ragazza ucraina che da anni vive e lavora a Spinetta Marengo, e che per l’occasione ci è di aiuto come traduttrice. Dopo una decina di giorni trascorsi in un centro di accoglienza. «tramite mia sorella – spiega Alina – Yaryna e Vasyl sono poi riusciti a contattarmi per chiedermi ospitalità». Alina si è quindi rivolta a padre Daniele Noè, che ha trovato loro sistemazione negli alloggi di Bassignana. Ora Vasyl (che parla un po’ di italiano) si sta dando da fare per cercare un’occupazione, mentre i tre bimbi sono stati iscritti all’asilo e alla locale scuola elementare.

Da aprile anche Inna – vedova, impiegata in ufficio postale – e i suoi due figli Yana e Mikyta, di 26 e 15 anni, vivono nel condominio dell’istituto diocesano. A fine marzo hanno lasciato Kharkiv, dove però è rimasta la suocera di Inna, «perché non ha voluto lasciare la sua casa». Ina, Yana e Mikyta hanno dapprima raggiunto Varsavia, e dopo qualche giorno, in pullman, sono partiti alla volta di Bologna. Da lì, in treno, sono poi giunti ad Alessandria. Dopo qualche settimana di tregua apparente ora a Kharkiv sono ripresi i bombardamenti. Inna e i suoi ragazzi attendono tempi migliori per poter tornare nel proprio Paese, «nel frattempo vorremmo renderci utili – spiegano – e trovare un lavoro, ma quello della lingua rimane per noi un problema molto grande».

Miroslava e i suoi due figli di 15 e 9 anni, Artem e Dmytro sono a Bassignana da meno di un mese. Fuggiti da Mykolaiv il 21 aprile, dopo aver trascorso due settimane in Polonia in un centro di accoglienza temporaneo sono giunti in Italia con i mezzi della Protezione Civile. A differenza di Vasyl, il marito di Miroslava ha dovuto imbracciare le armi e tuttora sta combattendo contro l’esercito russo. Per la donna, cassiera in un supermarket, ogni giorno è un giorno di angoscia e speranza in attesa di una chiamata rassicurante dal proprio compagno. 

Tra le quattro famiglie di Bassignana la speranza condivisa, ovviamente, è quella di tornare in patria prima possibile, «ma qui ci troviamo bene», assicurano quasi all’unisono Yaryna, Inna e Miroslava. «Grazie volontari della Caritas, a Oriana e Gabriele non ci manca nulla. Siamo molto grate a chi ci ha offerto questa opportunità. Certo, ci piacerebbe trovare un’occupazione per essere più autonome, ma prima dobbiamo imparare l’italiano».
Proprio la lingua, questa volta in comune, è ciò che invece sta contribuendo a fortificare il legame che si è instaurato tra gli abitanti del condominio. «Ci facciamo forza a vicenda. Trascorriamo molto tempo insieme. Per distrarci un po’ – raccontano – facciamo lunghe passeggiate lungo l’argine del Po. Prima di tornare in Ucraina ci piacerebbe visitare qualche grande città italiana, ma la cosa che vogliamo più di tutte è tornare presto a casa. Se solo potessimo, partiremmo domani mattina…».

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